venerdì 16 novembre 2012

Uno Psicologo Per Lo Sport (parte1)

Difficile raccontare cosa succede tra le mura dell'antica Villa Borromeo, immersa in un bellissimo parco, dove Amedeo Maffei, in quasi trent'anni di attività, ha incontrato decine di migliaia di persone che partecipano a quelle che sono chiamate "ESPERIENZE AM". 

Posso dire di aver vissuto momenti e giornate che mi hanno messo nella condizione di capire tante cose, di riflettere come uomo e come atleta, di riuscire a risvegliare quelle potenzialità della mente che troppo spesso giacciono sopite in noi a causa di condizionamenti, blocchi emotivi, stati d'animo repressi.

Personalmente provenivo da una stagione esaltante, ma si poneva il problema di mantenere quei risultati e, possibilmente, migliorarli ulteriormente.

E questa difficoltà di rapportarmi a me stesso - se non risolta - avrebbe potuto crearmi non pochi fastidi.

Anche perché in questi mesi, il mio stato d'animo, e non solo, era prostrato, terribilmente prostrato.

A mio padre era stato diagnosticato un tumore ai polmoni. Gli avevano dato pochi mesi di vita. 
E tutti, in famiglia, stavamo compiendo l'impossibile per poterlo strappare ad una morte prematura, per aiutarlo a sconfiggere il male che lo stava devastando.

Ricordo che portai la sua cartella clinica anche in Italia, per una serie di consulti medici. 

Mi rispondevano allargando le braccia e con la solita frase: ci dispiace, non c'è più nulla da fare... I mesi che gli rimarranno da vivere saranno pochi: papà Serghei si spegnerà nel maggio del 2000.

Tratto da "IO, ROMANS VAINSTEINS" di Roberto Alborghetti TUTTI I DIRITTI RISERVATI


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